Wang Xiao-shuai (1966), nel narrare una vicenda non
distante da quella di Ladri di biciclette, in cui un ragazzino trova
lavoro presso un corriere, una sorta di Pony Express in bicicletta, traccia lo
spaccato di una società assolutamente divisa tra il consumismo sfrenato
metropolitano e l'attaccamento a tradizioni rurali del passato. La ricerca
della bicicletta "rubata", fonte di guadagno per Guei, pertanto un
oggetto prezioso, offre lo spunto alla cinepresa per vagabondare tra le strade
di Pechino, dove, malgrado tutto, sembra ancora possibile trovare e scoprire
valori come la solidarietà e l'amicizia. Bravissimi gli attori, ragazzi che non
sembrano aver raggiunto la maggiore età e bravo il regista della sesta
generazione, Wang Xiao-shuai, per aver raccontato in modo realistico, ma non
privo di poesia, una storia apparentemente semplice.
Il bel
film cinese vincitore del Gran premio della Giuria all'ultimo FilmFest di
Berlino, diretto da un giovane regista che sin dal suo primo film nel 1993 è
stato osteggiato dalle autorità statali della Repubblica Popolare di Cina e
molto apprezzato all'estero, è indirettamente ispirato a Ladri di biciclette
di Vittorio de Sica. [...]
(Lietta
Tornabuoni, La Stampa)
Wang Xiao-shuai racconta le storie di vita del suo
paese e le contraddizioni delle grandi città, divise ancora tra la nuova
ricchezza e la tradizione.
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